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nazioni d’Europa?» (Lett.e scelte, Ven., Pasinelli, t. III, 147 e 148). Il pubblico del Settecento non gli badò: che se gli applausi vennero scemando nel secolo dopo, non fu per i difetti scoperti dall’ex - gesuita, e nemmeno per l’acre giudizio di un tal Domenico Gavi (Della vita di C. G. e delle sue comm., Milano, 1826, p. 1 66), ma piuttosto per l’affinità col teatro dell’arte, accusata da Gold. stesso (l’Aut. a chi legge). Sparse recite si contano da per tutto, specialmente a Modena (Mod. a C. G. cit., 235 sgg.) e fin dove risuona la parlata veneziana e sorge in vista il leone di S. Marco, a Zara (Il Dalmata, 27 febbr. 1907). Due date diversamente memorabili a Torino: nel 1823, quando nella R. Compagnia Sarda comparve la prima volta Carlotta Marchionni, e nel fatale ’49 (Costetti, La Camp. Reale Sarda ecc., Milano, 1893. pp. 34 e 1 79). Della fortuna della Ved. scaltra sono anche prova i drammi giocosi di là ricavati (v. C. Musatti, Drammi musicali di G. e d’altri tratti dalle sue comm., Ven. 1898, pp. 10-11; si aggiunga una comm. di Kotzebue, Die schlaue Wittwe: v. Rabany, C. Gold., cit., 328) e le traduzioni (Spinelli, Bibl. gold., cit., 248, 255).

Ci resta a dire del patrizio Nicolò Balbi (della contrada di S. Marcuola) a cui fu dedicata la commedia, il più antico, il più fedele dei protettori di Goldoni, che vediamo fra i suoi ammiratori e incitatori fin dalla recita del Belisario, nel ’34 (vol. I della pres. ed., p. 105) e ritroviamo in vari momenti della sua vita, sia come testimonio nel contratto col Vendramin, l’anno 1753, sia come patrocinatore dell’edizione Pasquali, nel ’62, quando Goldoni parti da Venezia, sia come sottoscrittore dei Mémoires, nell’87. Nato ai 28 dic. del 1710 da Tommaso e da Donada Bembo, sposò in età giovanissima (1738) Elisabetta Angaran (della contrada di S. Pantaleone), che lo fece padre di sei figli maschi e tre femmine, e lo seguì, compagna amorevole, nei tre anni (1755-58) che fu Provveditore al Zante. Ma nei magistrati in patria spese l’opera sua maggiore, e fu assunto al Senato. Amante del teatro, seppe formare «una sì ampia raccolta di tragedie, di commedie, e di opere di ogni genere teatrale, antiche e moderne», che poteva «passare in Italia per singole e magnifica: e come ci assicura Goldoni nella dedica della Madre amorosa a Elisabetta; e scrisse nel ’47 una tragedia, la Lega di Smalcalda, che serbò manoscritta al pari delle altre sue opere (v. Bertana, Il teatro tragico ital. del sec. XVIII ecc. 4.° Suppl. del G. St., Torino, 1901, p. 156, n. 2). Amante della storia, possedeva codici preziosi di memorie veneziane, dispersi dopo la morte dei figli. Di lui si conservano tre importanti Relazioni, fra i mss. lasciati da Em. A. Cicogna: l’una sugli avvenimenti seguiti a Venezia l’anno 1762, in dodici lettere (Museo Civico di Ven.: cod. Cic. 2649, già 1423); altra sugli avvenimenti del 1775, in dieci lettere (cod. 2650, già 1424: ha in testa il ritratto dell’autore, ad acquerello); la terza pure sopra un episodio del ’75 (cod. 2651, già 1425). Restano inoltre varie note e un Compendio delle cose seguite nelle vertenze tra il Consiglio di XL al Criminal e Savii del Collegio nel maggio ’53. Della seconda Relazione fu stampata separatamante la X lettera, sulla venuta a Venezia di Giuseppe II (Milano, 1733). — È da ricordare che sul principio del 1755 lo stesso Nicolò fece stampare il poemetto del p. G. B. Roberti, intitolato La Commedia, a cui premise belle parole di dedica a Goldoni. Di che e d’altro ancora grato il buon dottore, rincarò