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LA PUTTA ONORATA 427

Catte. La vol dir dei buzzolai1. Lustrissimo sì. Cari sti foresti! I gh’ha delle parole che fa innamorar. (parte)

SCENA XIII.

Il marchese Ottavio e Bettina.

Bettina. (Gran poco giudizio de sta mia sorela). (da sè)

Ottavio. Venite qua; sedete. (il Marchese siede)

Bettina. Mi no son2 straca.

Ottavio. Ma perchè volete star in piedi?

Bettina. Perchè vôi vegnir granda.

Ottavio. Grande siete abbastanza. Sarebbe bene che diventaste un poco più grossa.

Bettina. A ela no gh’ho da piaser.

Ottavio. Forse sì.

Bettina. Oh, mi ghe digo de no.

Ottavio. No certo?

Bettina. No seguro.

Ottavio. Ma sedete qui un poco.

Bettina. Non posso in verità.

Ottavio. Non potete? Perchè?

Bettina. Perchè no vogio.

Ottavio. Bene. Dunque mi leverò io.

Bettina. (E mia sorela no vien). (guardando la porta)

Ottavio. Ditemi, sono d’oro quei3) smanigli? (accostandosi)

Bettina. Sior sì, d'oro. (con cera brusca)

Ottavio. Lasciateli un poco vedere.

Bettina. Che el vaga a veder la roba soa.

Ottavio. Non siate così ruvida.

Bettina. Per lu no son nè ruspia, nè molesina.

Ottavio. La mano si tocca per civiltà.

Bettina. Mi no son civil; son ordenaria.

Ottavio. Dunque datemi la mano per ubbidienza.

  1. Ciambelle e altre paste.
  2. Sav. e Zatta qui e dopo: so.
  3. Zatta: quelli.