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LETTERA DELL'AUTORE

AL BETTINELLI

Scrittagli da Torino l’anno 1751, mandandogli

la presente Commedia.


I
NTORNO alla presente Commedia intitolata la Bona muggier, o sia Buona moglie, non ho a dirvi forse di più di quello che già vi dicessi intorno alla Putta onorata, da cui questa ha un’intera e naturale dipendenza. Nasceranno le difficoltà medesime per li vocaboli Veneziani, e con le stesse poche dichiarazioni potranno in parte essere spianate. Usata una tale diligenza, forse accaderà che leggendola questa sia più gradita dell’altra, perciocchè gli affetti che in essa vengono maneggiati, hanno minor forza quanto al ridicolo; ma quanto alla passione sono più veementi. Il ridicolo, aiutato da gesti, dall’intelligenza del dirlo a tempo, e dalla voce stessa degli Attori, spicca più e prende maggior lume; ma nelle scritture in gran parte si perde; poichè ciascheduno che legge, non può penetrare in quella picciola occasioncella preveduta dall’Autore, o fatta nascere con industria da’ periti Recitanti per commovere il riso. Ciò della gagliarda passione certamente non avviene, poichè quantunque una gran parte nel leggere se ne svanisca, pure tanta ne rimane ancora, che fa impressione nell’animo del leggitore, ed eccita in lui quelle agitazioni, che negl’introdotti Personaggi si leggono. E certamente, che se verun’altra mia rappresentazione ha avuto forza di commovere, è stata la presente Commedia; perchè quasi esempio di cose vere, ha prodotto sull’animo di qualche uditore mirabile effetto. Onde io son certo che nella scrittura non possa totalmente mancare il vigore delle passioni in essa maneggiate. Sembrerà forse ad alcuni che i caratteri sieno un poco troppo gagliardi, e spinti alquanto oltre alla naturalezza; ma tra per l’esser questa una cosa non ancora sentenziata, se si debba o non si debba ingrandirli, e tra gli esemplari di buoni autori, che ci rimangono, e quel ch’è più per