Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/546

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536 ATTO PRIMO

Beatrice1. E così, signor Marchese, oggi non si desina?

Ottavio. Signora Marchesa, ho paura di no.

Beatrice. Oh questa sì che sarebbe da ridere.

Ottavio. Rida pure, che è così senz’altro.

Beatrice. Ma per qual ragione oggi non si desina?

Ottavio. Per quattro ragioni, una più bella dell’altra. La prima, perchè non ho denari da comprarne; la seconda, perchè senza denari non mi vogliono dar niente; la terza, perchè non v’è più nè da vendere, nè da impegnare; e la quarta, perchè abbiamo mangiato in un mese quello che ci doveva bastare per un anno.

Beatrice. Il vostro poco giudizio ci ha ridotti in questo stato.

Ottavio. Il mio poco giudizio e la vostra buona condotta.

Beatrice. Avete speso per le cicisbee quello che dovevate spendere per la moglie.

Ottavio. E voi avete perso al gioco quello che doveva servire per vostro marito.

Beatrice. Le mie gioje sono andate.

Ottavio. Non ne avete avuta ancor voi la vostra parte?

Beatrice. Era meglio impegnarle.

Ottavio. Se s’impegnavano, le mangiava l’usura. È meglio che le abbiamo mangiate noi.

Beatrice. Il palazzo si è venduto, ed io non ho veduto un quattrino.

Ottavio. Il palazzo non l’ho venduto io.

Beatrice. E chi l’ha venduto?

Ottavio. L’hanno fatto vendere i miei creditori.

Beatrice. Tutti debiti fatti per i vostri vizi.

Ottavio. Per i miei e per i vostri.

Beatrice. Eccomi qui senza gondola.

Ottavio. L’acqua le fa male; è meglio per la sua salute.

Beatrice. Non ho altro che questo straccio di andrien2 nero.

Ottavio. L’andrien nero! Va benissimo: è il vestir più nobile che si possa usare.

Beatrice. E le mie gioje?

  1. Invece di Beatrice, il Bettin. stampa sempre la March.
  2. Sav. e Zatta hanno solo: questo andrien.