Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/548

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538 ATTO PRIMO

Brighella. Me ne rallegro infinitamente. Come hala fatto a trovar bezzi.

Ottavio. Meno confidenza. Quello è mezzo filippo; va a spendere.

Brighella. (Tiolè, mezzo felippo l’ha messo in superbia. Sti siori, co no i gh’ha bezzi, i xe tutti umiltà; co i gh’ha do soldi, non i se pol soffrir). (da sè) Ma la diga, lustrissimo, cossa vorla che toga?

Ottavio. Quel che comanda la Marchesa.

Beatrice. Quel che vuole il signor Marchese.

Ottavio. Prenderai una buona pollastra; tre libbre di vitello da fare arrosto; un paio di piccioni ed un pezzo di cascio parmigiano.

Brighella. Con mezzo felippo?

Ottavio. Con mezzo filippo.

Brighella. Do lire de la polastra, quaranta otto soldi de vedèlo, che fa quattro lire e otto soldi, do lire dei colombini fa sie e otto, e mezzo felippo val cinque lire e mezza de moneda veneziana.

Ottavio. Due la pollastra, due e cinque il vitello, fa quattro e cinque, avanzano venticique soldi, facciam di meno dei piccioni; prendi mezza libbra di formaggio, e il resto frutta.

Beatrice. Vorrei un poco d’uva fresca di Bologna.

Brighella. Benissimo. E per el pan e per el vin ghe vol dei altri bezzi.

Ottavio. Oh appunto, non me ne ricordava. Quanto vi vorrà per il pane e per il vino?

Brighella. Una lira de vin, e diese soldi de pan.

Ottavio. Lasciamo stare il formaggio e i frutti.

Beatrice. La mia uva la voglio certo.

Brighella. E menestra no i ghe ne vol?

Ottavio. Oh diavolo! La minestra.

Brighella. E le legne da cusinar?

Ottavio. Lasciamo star l’arrosto, e prendi la pollastra sola.

Brighella. E per sta sera? Polastra, pan, vin, menestra, legne, sal, candele e l’uva de Bologna, mezzo felippo el va tutto sta mattina.