Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, II.djvu/554

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544 ATTO PRIMO

Lelio. Perchè si vede solamente Brighella, e gli altri sono invisibili.

Beatrice. (Un gran forcone è costui). (da sè) A che vogliamo giocare

Pasqualino. A bazzega.

Beatrice. Avete danari, Pasqualino?

Pasqualino. Se g’ho bezzi! La varda mo. Questi i xe zecchini, e ghe ne ho dei altri. (tira fuori una borsa, e mostra il denaro)

Beatrice. Bravo, me ne rallegro. Venite qua; giochiamo a bazzica di due lire la partita. (siedono)

Pasqualino. Anca de tre, se la vol.

Lelio. Io starò a vedere. (Non mi degno di questi piccoli giuochi). (da sè)

Beatrice. Brighella.

Lelio. Comanda qualche cosa?

Beatrice. Brighella.

Lelio. Perchè non chiama Pasquale o Filiberto?

Beatrice. Maledetti! Quando si vuole un servizio, non v’è nessuno.

Lelio. Comanda? La servirò io.

Beatrice. Mi sento un gran male di stomaco. Beverei volentieri la cioccolata.

Lelio. E bene, anderò io a ordinarla al caffettiere vicino.

Pasqualino. Anderò anca mi, se la vol.

Beatrice. No no, è meglio che vada Lelio. Noi faremo intanto due partite.

Lelio. Mi dispiace che non ho moneta.

Pasqualino. Voleu? Sè paron.

Lelio. Sì, datemi qualche cosa.

Pasqualino. Tiolè sto zecchin.

Lelio. Signora Marchesa, vado a prendere la cioccolata. (Ce la beveremo la metà per uno). (da sè) Pasqualino, aspettatemi, che ora torno.

Pasqualino. Caro vu, vegnì; no m’impiantè. No vago a casa senza de vu.

Lelio. Oh che caro bambino! Ha paura che la moglie gli dia.