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IL FRAPPATORE 63

Fabrizio. Di questo ancora.

Tonino. Sieu benedetto. Me raccomando a vu, me metto in te le vostre man.

Fabrizio. Scriverò a Venezia a miei corrispondenti; e con una vostra procura vi farò render giustizia contro di vostro zio.

Tonino. Son qua, toleme per fio; ve cognosserò per mio pare.

Fabrizio. Ma prima di tutto liberatevi da quel birbone di Ottavio, da quel frappatore.

Tonino. Cossa voi dir sfrapador?

Fabrizio. Vuol dire ravvolgitore, raggiratore, uomo di mal costume e di mala fede.

Tonino. Ho capio; lasse far a mi.

Fabrizio. Ma fatelo con buona maniera.

Tonino. Farò pulito. Co voggio, so anca mi parlar come che parla i omeni.

Servitore. Signore, è qui un certo signor Ottavio, che dimanda del signor Tonino.

Fabrizio. Eccolo per l’appunto. (a Tonino)

Tonino. Dirò co dise quello: Lupus est in tabula.

Fabrizio. In fabula volete dire. Facciamolo venire innanzi. (a Tonino) Di’ al signor Ottavio che venga qui, che il signor Tonino l’aspetta. (parte il servitore) Parlategli con prudenza: ditegli il vostro sentimento, ma civilmente, con pulizia e con buona grazia. (parte)

SCENA II.

Tonino, poi Ottavio.

Tonino. Sta volta bisogna chiamar i spiriti a capitolo. Ghe vol coraggio e franchezza. Ghe parlerò civilmente e con pulizia.

Ottavio. Signor Tonino, preparatevi subito, che dobbiamo partire.

Tonino. Con vu, sior Ottavio, no vegno altro.

Ottavio. Perchè?

Tonino. Ve lo dirò civilmente e con pulizia. Da vu no vôi altro, perchè sé un frappador, che vol dir un razirador, un omo de cattivo costume e de mala fede.