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234 ATTO SECONDO

Dottore. Allegramente, signora donna Eleonora.

Eleonora. È data la sentenza?

Dottore. È data; vittoria, vittoria.

Eleonora. Siete un grand’uomo; ma ditemi il tenore della sentenza. Quale sarà il mio assegnamento? Quando principierò a respirare? Quando anderò al possesso di qualche cosa?

Dottore. Adagio, una cosa alla volta.

Colombina. Signora sì, una cosa alla volta; sapete pure che i procuratori fanno le cose una alla volta, per andare più in lungo.

Dottore. Come dicevo, la sentenza è data (nel gomito). (da sè)

Colombina. Benissimo, abbiamo capito.

Eleonora. Lascialo dire.

Dottore. Ella averà un assegnamento di uno scudo il giorno (scarso). (da sè)

Colombina. È poco.

Eleonora. No, no, mi contento.

Dottore. Anderà al possesso della possession feudale (negli spazi immaginari). (da sè)

Eleonora. Avete avuto la copia della sentenza?

Dottore. Dirò, vi è una piccola difficoltà, che per altro si risolverà facilmente.

Colombina. Oimè!

Dottore. Sappia che l’avvocato fiscale si è protestato volersi appellare al magistrato supremo.

Eleonora. Ma poi non farà nulla.

Dottore. Anzi ha segnata subito l’appellazione.

Colombina. Non l’ho io detto? Schiavo, signori trenta scudi il mese.

Eleonora. Dunque siamo da capo.

Dottore. Senta ed ammiri la prontezza d’ingegno del dottor Buonatesta. Ho conosciuto che il fine dell’avvocato fiscale non era già per impedire l’effetto della sentenza, perchè a lui finalmente non entra utile in tasca, ma lo faceva... basta... m’intendo io.

Colombina. Fra voi altri vi conoscete.

Dottore. Onde cosa ho fatto? L’ho tirato in un gabinetto, gli