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444 ATTO PRIMO


le fadighe da una banda, e la mercede dall’altra, pesa più de tutto l’oro e de tutto l’arzento i onorati sudori de un avvocato.

Beatrice. Evviva il signor Alberto.

Lelio. Amico, state cogli occhi chiusi. Avete un uomo, che per la virtù, per la eloquenza e per l’onoratezza si è reso venerabile, ed è la delizia del veneto foro.

Conte. (Sentite come parla il vostro avvocato avversario? Ma io lo farò mutar frase). (piano a Rosaura)

Rosaura. (M’innamora e mi fa tremare).

Florindo. Io non pretendo volervi a tutte l’ore e per me solo applicato; ma, signor Alberto, intendiamoci senza parlare.

Alberto. Non ho sta abilità de capir chi no parla.

Florindo. Con grazia di questi signori, vi dirò una parola.

Alberto. Con permission. (La diga). (si alza dal suo posto, e va vicino a Florindo)

Florindo. (Prima vi trovo col ritratto, ed ora coll’originale; che volete che io possa pensare di voi?)

Alberto. (L’ha da pensar che son un uomo onorato).

Florindo. (Tutto va bene. Ma io non posso soffrire di vedervi vicino alla mia avversaria).

Alberto. (Co l’è cussì, voggio contentarla. Andemo via).

Florindo. (Qui non ci dovevate venire).

Alberto. (Da omo d’onor, che no saveva che la ghe dovesse esser).

Florindo. (Quando l’avete veduta, dovevate partire).

Alberto. (Oh! questo pò no. Non son capace ne de increanze, nè de affettazion. Se mostrasse aver suggizion del cliente avversario, me dechiarirave per un omo de poco spirito. E pò nualtri avvocati no semo nemici dei nostri avversari. Se disputa la rason della causa, e no el merito della persona; e tanti e tanti i magna, i beve e i sta in bonissima conversazion con quelle istesse persone, contra le quali con tutto el spirito i se dispone a parlar. La verità xe una sola. Con questa d’avanti i occhi, no se pol fallar. El vostro sospetto deriva da debolezza de fantasia; la mia franchezza dipende dalla robustezza del-