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L'AVVOCATO VENEZIANO 463

Rosaura. Vi compatisco più di quello che figurar vi possiate; e benchè abbia mostrato d’avere a sdegno la vostra eroica costanza, l’ho intieramente approvata; e tanto più vi trovo degno dell’amor mio, quanto più vi vedo impegnato a preferir l’onore all’amore. Se foste condisceso ad abbandonare il cliente per compiacermi, avrei goduto di mia fortuna, ma non avrei avuta stima pel vostro merito; e amando l’effetto del tradimento, avrei temuto il traditore medesimo.

Alberto. Bei sentimenti, degni di un animo bello come xe el soo1! Quanto più m’innamora sta bella virtù de quel bel viso e de quei bei occhi! Siora Rosaura, per amor del cielo, no la tormenta più el mio povero cuor.

Rosaura. M’intimate voi la partenza?

Alberto. Ghe raccomando la mia reputazion. Sto nostro colloquio pien d’eroismo, pien de virtù, sa el cielo come el vegnirà interpretà da chi no sente la frase estraordinaria delle nostre parole.

Rosaura. Una sola cosa vi dico, e parto immediatamente.

Alberto. L’ascolto con impazienza.

Rosaura. Vi amo e vi amerò fin ch’io viva.

Alberto. E la me vorrà amar, dopo che per causa mia la sarà infelice?

Rosaura. Vi amerò appunto per questo, perchè resa mi avrà infelice la vostra virtù.

Alberto. Un amor de sta sorte merita una maggior ricompensa.

Rosaura. Son nata misera e morirò sventurata.

Alberto. Vorria consolarla, ma no so come far.

Rosaura. (Destino perverso, sorte crudele!) (piange)

Alberto. (La tenerezza me opprime el cuor). (da sè)

SCENA IX.

Beatrice e detti.

Beatrice. Eccomi a voi.

Alberto. (Manco mal; l’è vegnuda a tempo). (da sè)

  1. Bett. e Pap.: d’un animo bello, collocà dal cielo in un bellissimo corpo.