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L'AVVOCATO VENEZIANO 465

Florindo. Va al diavolo. (entra a forza; Alberto s’alza)

Alberto. Servo, sior Florindo. (El l’ha vista, el l’ha incontrada!) (da sè)

Florindo. Patron mio riverito. (Posso veder di più? Rosaura nella sua camera a patteggiare il prezzo del tradimento?) (da sè)

Alberto. Coss’è, sior Florindo, cossa vuol dir? Ghe fa spezie aver visto siora Rosaura in te la mia camera? La sappia...

Florindo. Alle corte, signor Alberto, mi favorisca le mie scritture.

Alberto. Quale scritture?

Florindo. Tutto quello che ella ha di mio. I processi, i contratti, le copie, le scritture, i sommari; mi favorisca ogni cosa.

Alberto. M’immagino che la burla.

Florindo. Ah sì, non mi ricordava. Prima di ritirare le mie scritture, ho da pagare il mio debito. Favorisca di dirmi quanto le ho da dare per tutto quello che si è compiaciuta fare per me.

Alberto. Me maraveggio, sior Florindo; mi no pattuisse mercede sulle mie fadighe. Quando averò tratta la causa, la farà tutto quello che la vorrà.

Florindo. No, no, non v’è bisogno che vossignoria s’incomodi. La causa non si disputa più.

Alberto. No? Perchè?

Florindo. Mi voglio accomodare, non voglio arrischiare il certo per l’incerto; si contenti di darmi le mie carte,

Alberto. Sior Florindo, no la tratta nè con un sordo, nè con un orbo. Capisso benissimo da che dipende sta novità. L’aver visto vegnir fora dalla mia camera la so avversaria, accredita quel sospetto che l’aveva concepido contro de mi; ma se el fusse sta presente ai nostri discorsi, l’averia avù motivo de consolarse, vedendo a che grado arriva la mia onestà e la mia fede.

Florindo. Son persuaso di tutto, ma voglio le mie carte indietro, ma la causa non si tratterà più.

Alberto. Le carte indrio? La causa no se tratterà più? A un omo della mia sorte se ghe fa sto boccon de affronto?

Florindo. Di me non vi potete dolere; vi ho avvisato per tempo;