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486 ATTO TERZO


che xe propri de quell’età, e do anni dopo al se determina a farghe una donazion general de tutti i so beni. Ma la senta con che prudenza, con che cautela e con che preambolo salutar l’omo savio e prudente ha fatto sta donazion; e qua la me permetta che prima de trattar el ponto, prima de considerar i obbietti dell’avversario, ghe leza quella carta che xe la base fondamental della causa, quella donazion che ha ommesso, forsi non sine quare, de lezer el mio avversario, e che la mia ingenuità xe in impegno de farghe prima de tutto considerar. Animo, sior lettor; chiaro, adasio e pulito: contratto de donazion a carte 4.

Lettore. Addì 24 Novembre 1725, Rovigo, (legge caricato nel naso)

Alberto. (Fa un atto d’ammirazione sentendolo difettoso) Bravo, sior sgnanfo1, tirè de longo.

Lettore. Considerando il nobile signor Anselmo Aretusi che in dieci anni di matrimonio non ha avuto figliuoli...

Alberto. Considerando che in dieci anni di matrimonio non ha avuto figliuoli. Via mo, da bravo.

Lettore. E temendo morire...

Alberto. E temendo morire...

Lettore. Senza sapere a chi lasciare le sue facoltà...

Alberto. E temendo morire senza sapere a chi lasciare le sue facoltà. Anemo, compare sgnanfo.

Lettore. Avendo preso per figlia d’anima...

Alberto. Per figlia d’anima... La fia d’anema vol portar via l’eredità a quello che xe fio del corpo? Bella da galantomo. Avanti.

Lettore. La signora... (non sa rilevare la parola che segue)

Alberto. Via, avanti.

Lettore. La signora...

Alberto. La signora... (lo carica) Tireu avanti, o lezio mi?

Lettore. La signora... Rocaura Balanzoni.

Alberto. Cossa diavolo diseu? O quei vostri occhiali fa scuro,

  1. Sgnanfo, si dice chi parla nel naso. [nota originale]