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L'EREDE FORTUNATA 523


della signora Ortensia sua sorella, con patto ai medesimi di di dare alla suddetta signora Rosaura quattro mila ducati di dote.

Florindo. (Crepasse almeno codesto vecchio!) (da sè)

Dottore. (Bisognerà procurare che non s’adempia la condizione). (da sè)

Ottavio. (In tutte le maniere io l’ho perduta). (da sè)

Pancrazio. (La signora Rosaura non vorrà perdere la sua fortuna). (da sè)

Notaro. Tutore ed esecutore testamentario nominò e nomina e prega voler essere il signor Pancrazio Aretusi, fino che la detta sua erede si congiunga in matrimonio, senz’obbligo di render conto della sua amministrazione.

Dottore. (Mio fratello è stato sempre pazzo, ed è morto da pazzo). (da sè)

Pancrazio. Signor Dottore, avete sentito. Per ora non v’è niente per voi.

Dottore. Se non ci è niente per ora, ve ne sarà col tempo.

Pancrazio. Può essere di sì, e può essere di no.

Dottore. Son dottore, son legale, e tanto basta.

Pancrazio. Le vostre cabale non mi fanno paura.

Florindo. Se Rosaura non prende me per marito, se ne pentirà assolutamente.

Pancrazio. La difenderò a costo del mio sangue.

Florindo. Consumerete inutilmente tutte le sue facoltà.

Dottore. Gli faremo dare un economo.

Pancrazio. A Pancrazio un economo? Per la Piazza son conosciuto. Se vi sarà sospetto della mia amministrazione, vi darò tutto Rialto per sicurtà.

Dottore. La discorremo, ci toccheremo le mani, signor tutore, signore sposo, signor erede. Bell’azione! Far fare al povero sciocco un testamento di questa sorta! E voi, signor notaro garbatissimo, chi v’ha insegnato a fare di simili testamenti?

Notaro. Io sono obbligato a scrivere quello che il testatore mi ordina.

Dottore. Quando il testatore vuol fare delle disposizioni ingiuste