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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/559

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L'EREDE FORTUNATA 543


di quelle che mettono male nelle famiglie. Non mi piace mormorare; per altro vi direi quanti abbracciamenti ha ella dati... Quasi, quasi l’ho detta non volendo. Trovateci rimedio, che sarà meglio per tutti. (parte)

SCENA XXI1.

Pancrazio solo.

Il ciel ne guardi che fosse una di quelle che parlano. Che cosa mai avrebbe potuto dir di vantaggio? Rosaura è innamorata del mio genero? Spera corrispondenza, benchè egli sia ammogliato? Adesso intendo perchè con tanta freddezza ella parla meco, e perchè ha difficoltà di accettarmi per suo marito. Bisogna che ella sia acciecata affatto per colui. Non sarebbe la prima ragazza che avesse dato in una debolezza di questa sorta. Ma io ci rimedierò. Beatrice dice bene. Lelio fuor di casa. Ma stimo quella cara signora Rosaura! Credeva che piangesse pel morto, ed ella sospirava pel vivo. Non so che dire. Non si sa più a chi credere. Il mondo è pieno di bugie, pieno d’inganni. Mah! Ho io a creder tutto? Signor no. Bisogna venire in chiaro della verità. L’uomo che ha giudizio, non precipita nelle risoluzioni. Vi pensa, si soddisfa e poi risolve. Così farò ancor io. Penserò, osserverò e, a tempo e luogo, con prudenza e con maturità risolverò. (parte)

Fine dell’Atto Primo.



  1. Vedasi Appendice.