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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1908, III.djvu/89

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IL PADRE DI FAMIGLIA 81


non sapete niente. Potete vedere quello che non vi conviene vedere.

Eleonora. Quando è così, acciò non crediate che io in questa curiosità ci abbia della malizia, non solo lascerò di guardare, ma me ne anderò da questa camera.

Rosaura. Farete benissimo. Questo è l’obbligo delle persone dabbene; sfuggire le occasioni, e allontanarsi da ogni ombra di pericolo.

Eleonora. Sorella, io vado nella mia camera. Volete venire con me?

Rosaura. No no, andate, che il cielo v’accompagni.

Eleonora. (Quanto pagherei a sapere per che causa il signor padre ha serrato là dentro quel giovane!) (da sè, parte)

SCENA IV.

Rosaura, poi Eleonora.

Rosaura. Un giovanetto là dentro? Perchè mai? Lo voglio un poco vedere. Uh, com’è bello! Poverino! Sospira! Mi fa compassione! Se potessi, lo consolerei. Piange, poverino, piange! Che fosse innamorato di me! Per qualche cosa mio padre l’ha qui rinserrato; ma io ho data parola a Florindo. E se Florindo non viene? Davvero non so, da Florindo a questo, chi più mi piaccia. Mi piacciono tutti due. Questo ha più dell’uomo. (guarda come sopra)

Eleonora. Brava, signora sorella, la vostra non si chiama curiosità.

Rosaura. No, sorella carissima, la mia non si chiama curiosità.

Eleonora. Ma che cosa v’ha spinto a guardar là dentro?

Rosaura. La carità del prossimo.

Eleonora. Come la carità?

Rosaura. Sentendo un uomo a piangere e sospirare, non ho potuto far a meno di non indagare il suo male per procurargli il rimedio. (vien battuto alla porta di strada)

Eleonora. È stato picchiato all’uscio di strada.

Rosaura. Guardate chi è.

Eleonora. Potete guardare anche voi.