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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/139

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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 131

Clarice. Circa al sangue, la contessa Flaminia non è punto inferiore; è imparentata anche colla mia casa.

Ottavio. Sentite un’altra carrozza.

Clarice. Sarà la mia, sarà la mia.

Ottavio. Ne domanderò ai servitori. (parte)

Eleonora. Se viene la contessa Flaminia, vado via subito.

Clarice. Non siete amiche?

Eleonora. Non sapete che cosa mi ha fatto?1 L’altro giorno, che eravamo alle nozze della baronessa Lucrezia, mi passò dinanzi due volte senza nemmeno salutarmi.

Clarice. Ma per che causa?

Eleonora. Ha collera2 con me, perchè nell’ultimo festino che abbiamo fatto al casino, io ho ballato dodici minuetti, ed ella solamente otto.

Clarice. Oh, in quanto a quella pazza, si disgusta con tutte. Una volta è stata un mese senza guardarmi in viso, perchè nel giorno che ella si è messo3 un abito nuovo, io ne ho rinnovato4 uno più bello del suo. Ecco la contessa Beatrice.

Eleonora. Eccola, eccola la contessa senza creanza.

Clarice. Non ne ha mai avuta, e non ne avrà mai.

SCENA XIV5.

La contessa Beatrice servita dal conte Lelio, Rosaura dal conte Onofrio, il conte Ottavio e dette.

Beatrice. Vi domando scusa, se vi ho fatto aspettare. (ad Eleonora ed a Clarice.)

Eleonora. Niente, Contessina mia, niente. (a Beatrice)

Beatrice. In verità, aveva del rammarico per causa vostra. (come sopra)

Clarice. Voi siete piena di gentilezza; abbiamo aspettato pochissimo. (a Beatrice)

  1. Segue nelle edd. Bett., Paper, ecc.; «Clar. Non lo so, da dama d’onore. Eleon. L’altro giorno ecc.»
  2. Bett., Paper, ecc.: Ve lo dirò io il perchè. Ha collera.
  3. Bett.: che lei ha sfoggiato.
  4. Bett.: vestito.
  5. Nell’ed. Bett. è sc. XVII.