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LE FEMMINE PUNTIGLIOSE 153

Rosaura. Siete padrona di servirvi come v’aggrada. Ehi? (chiama)

Brighella1 Lustrissima.

Rosaura. Senti. Con vostra licenza. (a Clarice; poi parla nell’orecchio a Brighella)

Brighella. Lustrissima sì. (parte e poi torna)

Clarice. E voi, signora, non sedete?

Rosaura. Or ora sederò, se mi date licenza.

Brighella. ( Viene con un piccolo panchettino, su cui Rosaura siede2.)

Clarice. (Oh che freddure, oh che caricature!) (da sè)

Brighella. (E viva i matti!) (parte e poi torna)

Clarice. Nel vostro paese, che è porto di mare e porto mercantile, vi saranno delle stoffe d’oro magnifiche e di buon gusto.

Rosaura. Qualche volta ne vengono delle superbe. Ultimamente ne ho presi tre tagli per far tre abiti, che mi lusingo sieno qualche cosa di particolare.

Clarice. Li avete portati con voi?

Rosaura. Sì signora, con idea di farmi far gli abiti da un sartore palermitano.

Clarice. Mi fareste il piacere di lasciarmi vedere queste stoffe?

Rosaura. Subito vi servo. Ehi? (chiama)

Brighella3. Lustrissima.

Rosaura. Osserva in guardaroba, che vi sono quelle tre pezze di stoffa d’oro; portale qui, e portaci un picciolo tavolino.

Brighella. La servo subito. (Sta a veder che la lustrissima vol far botteghetta). (da sè) Volela anche el brazzolar4?

Rosaura. Animo, sbrigati.

Brighella. (La vorrà guadagnar el viazzo). (parte, poi torna)

Clarice. Mi dispiace darvi quest’incomodo.

Rosaura. È onor mio il potervi servire.

Clarice. Vi prego d’una grazia; se vedete la contessa Eleonora, non le dite nulla ch’io sia stata qui da voi.

  1. Comincia in Bett. la sc. VI.
  2. Bett.: (Porta un scagnetto).
  3. Comincia in Bett. la sc. VII.
  4. La mezza canna. [nota originale]