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LA BOTTEGA DEL CAFFÈ 289

Placida. Serva, signor Cavaliere delle castagne secche. (entra in locanda con Leandro)

Don Marzio. Anderanno tutti e due in pellegrinaggio a battere la birba. Tutta la loro entrata consiste in un mazzo di carte.

SCENA XX.

Lisaura alla finestra, e Don Marzio1.

Lisaura. La pellegrina è tornata alla locanda con quel disgraziato di Leandro. S’ella ci sta troppo, me ne vado assolutamente di questa casa. Non posso tollerare la vista nè di lui, nè di lei2.

Don Marzio. Schiavo, signora ballerina3. (coll'occhialetto)

Lisaura. La riverisco. (bruscamente)

Don Marzio. Che cosa avete? Mi parete alterata.

Lisaura. Mi maraviglio del locandiere, che tenga nella sua locanda simil sorta4 di gente.

Don Marzio5. Di chi intende parlare?

Lisaura. Parlo di quella pellegrina, la quale è donna di mal affare e in questi contorni non ci sono mai state di queste porcherie6.

SCENA XXI.

Placida dalla finestra della locanda, e detti.

Placida. Eh, signorina, come parlate de’ fatti miei? Io sono una donna onorata. Non so se così si possa dire di voi.

Lisaura. Se foste una donna onorata, non andreste pel mondo birboneggiando7.

Don Marzio. (Ascolta e osserva di qua e di là coll'occhialetto, e ride)

Placida. Sono venuta in traccia di mio marito.

Lisaura. Sì8, e l’anno passato in traccia di chi eravate?

  1. Bett. e Pap. aggiungono: poi Cameriere di locanda.
  2. Manca quest’ultimo periodino nelle edd. Bett. e Pap.
  3. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Lis. Ehi? Cameriere. Il Cameriere esce dalla locanda per suoi affari. Cam. Signora. Lis. Mi meraviglio del vostro padrone, che tenga ecc.».
  4. Bett.: di quella sorta.
  5. Bett. e Pap.: Cameriere.
  6. Bett. e Pap. aggiungono: il Cameriere parte.
  7. Bett.: a birbantando.
  8. Bett.: Certo.