Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/395

Da Wikisource.

IL BUGIARDO 383


dizio, con più cautela. Io non posso abbadare a tutto. Mi conviene attendere alla mia professione. Ma giacchè non hai prudenza, ti porrò in un luogo dove non vi sarà pericolo che tu caschi in questa sorta di debolezze.

Rosaura. Avete ragione. Castigatemi, che ben lo merito. (Scellerato, impostore, il cielo ti punirà). (da sè, parte

SCENA VII.

Il Dottore, poi Ottavio.

Dottore. Da una parte la compatisco, e me ne dispiace; ma per la riputazione, la voglio porre in sicuro.

Ottavio1. Signor Dottore, la vostra cameriera di casa mi ha fatto intendere, che la signora Beatrice desiderava parlarmi. Io sono un uomo d’onore, non intendo trattar colla figlia senza l’intelligenza del padre.

Dottore. Bravo, siete un uomo di garbo. Ho sempre fatta stima di voi, ed ora mi cresce il concetto della vostra prudenza. Se siete disposto, avanti sera concluderemo il contratto con mia figliuola. (Non vedo l’ora di sbrattarla di casa). (da sè

Ottavio. Io per me son2 disposto.

Dottore. Ora chiameremo Beatrice, e sentiremo la di lei volontà.

SCENA VIII3.

Colombina e detti.

Colombina. Signor padrone, il signor Lelio Bisognosi, quondam marchese, gli vorrebbe dire una parola.

Ottavio. Costui me la pagherà certamente.

Dottore. Non dubitate, che si castigherà da se stesso. Sentiamo un poco che cosa sa dire. Fallo venire innanzi.

  1. Qui comincia nell’ed. Bett. la sc. VI.
  2. Bett. e Pap.: son sempre.
  3. Sc. VII nell’ed. Bett.