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IL BUGIARDO 387


fumo, e mio padre è pentito d’aver inventato la favola del matrimonio.

Dottore. Perchè non viene egli a parlarmi?

Ottavio. Non ardisce di farlo. Ha mandato me in vece sua.

Dottore. Eh! Mi pare un imbroglio.

Lelio. Ve lo giuro sulla mia fede.

Dottore. Orsù, sia come esser si voglia, ve la darò. Perchè, se il signor Pantalone è contento, avrà piacere; e se non fosse contento, mi ricatterei dell’affronto ch’egli voleva farmi. Che dice il signor Ottavio?

Ottavio. Voi pensate benissimo. Finalmente, quando sarà maritata, non vi sarà da dir altro.

Dottore. Date a me quelle fedi di stato libero.

Lelio. Eccole.

Dottore. Ma in questi tre mesi potreste esser obbligato.

Lelio. Se sono stato sempre in Venezia.

Dottore. Ve l’ho da credere?

Lelio. Non direi una bugia per diventare monarca.

Dottore. Ora chiamerò mia figlia; se ella è contenta, si concluderà. (parte

SCENA X.

Lelio, Ottavio; poi il Dottore e Rosaura.

Lelio.(Il colpo è fatto. Se mi marito, cadono a terra tutte le pretensioni della Romana). (da sè

Ottavio. Signor Lelio, voi siete fortunato nelle vostre imposture..

Lelio. Amico, domani non mi potrò venire a batter con voi.

Ottavio. Perchè?

Lelio. Perchè spero di fare un altro duello.

Dottore1. Ecco qua il signor Lelio. Egli si esibisce di essere tuo marito; che cosa dici? Sei tu contenta? (a Rosaura

Rosaura. Ma non mi avete detto che era ammogliato?

Dottore. Credevo che avesse moglie, ma è libero ancora.

  1. Qui comincia in Bett. la sc. IX.