Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, IV.djvu/54

Da Wikisource.
48 ATTO SECONDO

Florindo. Addio, mia cara, conservatemi la vostra fede.

Rosaura. E mi lasciate sì tosto?

Florindo. Se il vostro genitore vi sorprende, sarà svelato ogni arcano.

Rosaura. Egli non viene a casa, per ora.

SCENA VI.

Pantalone e detti.

Pantalone. (Di dentro) O de casa, se pol vegnir?

Florindo. Oimè! mio padre.

Rosaura. Nascondetevi in quella camera.

Florindo. Verrà a parlarvi d’amore.

Rosaura. Lo seconderò per non dar sospetto.

Florindo. Secondatelo fino a certo segno.

Rosaura. Presto, presto, partite.

Florindo. Oh amor fatale, che mi obbliga ad esser geloso di mio padre medesimo! (si ritira)

Pantalone. Gh’è nissun? Se pol vegnir?

Rosaura. Venga, venga, signor Pantalone.

Pantalone. Siora Rosaura, patrona reverita. Xela sola?a

Rosaura. Sì, signore, son sola. Mio padre è fuori di casa.

Pantalone. Se contentela che me ferma un pochetto con ela, o vorla che vaga via?

Rosaura. Ella è il padrone di andare e di stare, a suo piacere.

Pantalone. Grazie, la mia cara fiab. Benedetta quella bocchetta, che dise quelle belle parole.

Rosaura. Mi fa ridere, signor Pantalone.

Pantalone. Cuor allegro el ciel l’aiuta. Gh’ho gusto che ride, che stè allegra, e quando ve vedo de bona voggia, sento propriamente che el cuor me bagola<ref>Bagola, giubila. [nota originale]</ref>.

Rosaura. M’immagino che sarà venuto per ritrovare mio padre.

  1. È ella sola?
  2. Figlia. Cara fia, cioè cara figlia, è frase veneziana amorosa che s’usa con persone grate.