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IL POETA FANATICO 569

     Nascer può dal suo sdegno il mio dolore,

     Vien dalla sua pietate ogni mio bene.
Rosaura. Sappia dunque Filen ch’io peno ed amo,
     Che il frutto degno1 dell’onesto affetto
     Di mia fede in mercè sospiro e bramo.
Florindo. Se tu mi ami, idol mio, sappi ch’io t’amo,
     E a misura del tuo gentile affetto,
     Darti prova del mio sospiro e bramo.
Rosaura. Or che l’arcano mio m’uscì dal petto,
     Amor pietoso in mio soccorso io chiamo,
     E da Fileno il mio conforto aspetto.
Florindo. Più frenar non poss’io l’amor nel petto,
     Nice sola sospiro, e Nice chiamo,
     E la sua destra ed il suo cuore aspetto.
Rosaura. Più frenare non puoi l’amor nel petto?
Florindo. Nice sola sospiro, e Nice chiamo,
     E la sua destra ed il suo cuore aspetto.

Rosaura. Ah, se creder potessi che la vostra risposta fosse dettata dal cuore, felice me!

Florindo. Da dove ebbe origine il vostro sonetto?

Rosaura. Da una vera passione.

Florindo. E il mio da un affetto sincero.

Rosaura. Credete voi ch’io abbia inteso parlar di Nice?

Florindo. Sotto il nome di Nice, scorgo quel di Rosaura.

Rosaura. E Fileno chi è?

Florindo. Florindo, che a Rosaura risponde.

Rosaura. Ah, signor Florindo, voi avete rilevato dal mio sonetto quello che altrimenti non avrei avuto coraggio di dirvi.

Florindo. Spesse volte le Muse hanno fatto finezze simili.

Rosaura. Che effetto potrà produrre questa mia poetica confessione?

Florindo. Le nostre nozze, se vi degnate approvarle.

Rosaura. Dunque dalla poesia deriverà il maggiore de’ miei contenti.

  1. Bett., Paperini ecc.: onesto.