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casillabi sciolti, attribuita a C. Lanfranchi Rossi (Ricci, I teatri di Bologna. Bol. 1888, p. 487): della quale basterà accennare che «l’azione si rappresenta in Costantinopoli, nel palagio del Gran Visir». E nel 1765 a Napoli erano già edite le due Pamele di Francesco Cerlone, nubile e maritata, con Pulcinella e D. Fastidio servi di Bonfil. Non è dunque meraviglia, se qualche cosa anche in Francia derivarono Voltaire e Diderot (Toldo, l. c, e ivi, 1895, vol. XXVI). Che più? Goldoni ancora ricavò dalla fonte inesausta un piacevole drammetto, la Buona figliuola, musicato la prima volta a Parma nel 1756 dal Duni; poi nel 1760, con favore grandissimo, dal Perillo a Venezia e dal Piccinni a Roma (Spinelli, Bib.ia 177-8; C. Musatti, Dr.i music.i di G. e d’altri tratti dalle sue comm., Ven., 1898; A. Cametti, Critiche e satire teatrali romane del Settec, Torino, Bocca, 1902; e altri): e quindi dal Piccinni portato a Parigi, dove lo tradusse, parte in prosa e parte in verso, il Cailhava (v. Thèàtre de M. Cailhava, Paris, 1781, tt. 2; e Rabany, C. G. cit., 401-2). Nè va dimenticato che la stessa Pamela nubile trovò chi nel 1800 la ridusse a dramma comico-serio e la musicò a Parma (m. G. Andreozzi), e chi nel 1804 la deformò in farsa (G. Rossi) e la musicò a Venezia (m. P. Generali), e chi, non so in quale anno, la costrinse in opera buffa (G. Poppa) e la musicò a Roma (m. G. Farinelli).

Un’ultima parola intorno al titolo. Quando fu recitata da principio, chiamavasi Pamela, come stampò l’edizione Bettinelli. Nell’edizione Raperini, e in quelle che la ricopiarono, sta sempre scritto la Pamela. Nell’edizione Pasquali, dovendo uscire accanto alla Pamela maritata, assunse l’appellativo di Pamela fanciulla, che si legge solamente nel frontespizio (in testa alle varie pagine restò per brevità Pamela). Con quest’ultimo titolo (o anche di Pamela putta) si recitò e si ristampò (anche dal Masi e dal Bonsignori) nel Settecento. Per primo forse lo stamp. Zatta di Venezia, nel 1788, la chiamò Pamela nubile, è incerto se per desiderio di Goldoni, o per qualche ricordo di Fr. Cerlone: e tale titolo le rimase poi nelle recite e nelle ristampe dell’Ottocento. Oggi che Pamela maritata non osa più affacciarsi sul palcoscenico, non sarebbe meglio tornare al nome più antico e più bello?

G. O.


La presente commedia fu stampata la prima volta dagli eredi Paperini a Firenze nella primavera del 1753 (t. I) e quasi contemporaneamente dal Bettinelli a Venezia (t. V): seguiti l’anno stesso a Bologna dal Pisarri e dal Corciolani (t. IV), a Pesaro dal Gavelli (I), e nel ’56 a Torino da Fantino e Olzati (I). Usci ancora nel I tomo delle edizioni veneziane Pasquali (1761), Savioli (1770). Zatta (1783), Garbo (1794); e si trova nella ed. torinese Guibert e Orgeas (1, 1772), nella lucchese del Bonsignori (I, 1788). nella livornese del Masi (II, 1788) e in altre del Settecento. Il patrizio Ottaviano Diodati l’accolse nel 1762 nel t. IV della sua Bibl.a teatrale it. (Lucca) e l’adornò di un’incisione. Di recente la commentò «ad uso delle scuole» Emma Boghen Conigliari (Torino, Paravia, 1902). — Questa nostra ristampa fu condotta principalmente sul testo dell’ed. Pasquali, e reca in nota le poche varianti.

Intorno al marchese Carlo Ginori (di Firenze. 1701-1757) a cui la commedia è dedicata, famosissimo per la fabbrica delle porcellane a Doccia e per i commerci iniziati in Oriente, governatore di Livorno dal 1746, ricordato da Gold. anche nei Mèm.es (I, ch. 48)Memorie di Carlo Goldoni, si consulti la nota di G. Mazzoni (ed. Barbera. Firenze, 1907. 1, p. 445) e si legga il lungo articolo nel voi. VII del Nuovo Dizionario istor., Bassano, Remondini, 1796.