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IL CAVALIERE DI BUON GUSTO 127


bene, datemi campo che lo possa far io, per rimunerazione della vostra fedel servitù.

Brighella. Con un padron che cognosse, e premia, e benefica, bisogna esser fedeli per forza: ma chi tratta mal, ma chi è ingrato colla povera servitù, no se pol far amar, e poche volte trova zente fedel. (parte)

SCENA VI1.

Il Conte Ottavio ed il Bibliotecario,
poi un altro Cameriere.

Bibliotecario. Mi consolo ch’ella2 abbia fatta un’ottima scelta. Brighella è un uomo di garbo.

Ottavio. Lo conosco, e perciò lo rimunero. Chi vuol tenere in dovere la servitù, è necessario farle sperare il premio alle sue fatiche. Vedendo che il padrone benefica, ognuno lo serve con attenzione.

Bibliotecario. Comanda altro da me?

Ottavio. Avete fatta la divisione de’ libri antichi da’ libri moderni?

Bibliotecario. Sì signore.

Ottavio. Quai sono i più?

Bibliotecario. I moderni.

Ottavio. In questo secolo tutti scrivono, tutti stampano.

Bibliotecario. I libri vecchi si sono resi inutili.

Ottavio. Perchè?

Bibliotecario. Perchè gli autori moderni non hanno fatto che copiar dagli antichi, e abbiamo dagli scrittori del nostro secolo tutto quello che è stato detto e ridetto nei secoli oltrepassati.

Ottavio. Sì, ma sono necessari gli autori antichi per ricorrere ad essi, e confrontare ed intendere le proposizioni dei moderni.

Bibliotecario. Sappia, signore, che sto ancor io facendo una piccola fatica.

Ottavio. Sì! In che cosa vi divertite?

  1. Nell’ed. Bett. continua la sc. V.
  2. Bett.: che V. S.