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IL GIUOCATORE 275

Beatrice. Or ora deve qui ritornare. Ma ditemi, il signor Florindo è qualche cosa di vostro?

Rosaura. Acciò non facciate sinistro concetto di me, sappiate che egli deve essere mio sposo.

Beatrice. Vostro sposo?

Rosaura. Sì, signora: perchè di ciò vi maravigliate?

Beatrice. A ragione mi maraviglio, poichè Florindo ha impegnata a me la sua fede.

Rosaura. Possibile che ciò sia vero?

Beatrice. Eccovi la sicurezza di quanto vi dico. Conoscete il carattere di Florindo?

Rosaura. Ah perfido! Lo conosco pur troppo.

Beatrice. Osservate, questa è la scrittura di sua mano formata.

Rosaura. Ah indegno! Permettetemi ch’io me ne assicuri, e la legga.

Beatrice. Leggetela pure quanto v’aggrada.

Rosaura. Prometto con mio giuramento di sposare la signora Beatrice Anselmi... Oh menzognero! Così mi tradisci? Così inganni una povera sventurata? Anima perfida! Anima scellerata! Potessi lacerare quel cuore infame... (straccia la scrittura)

Beatrice. Ehi, che cosa fate?

Rosaura. Sono accesa di collera; se mi venisse colui davanti, lo vorrei sbranare colle mie mani. (straccia il resto della scrittura)

Beatrice. Voi avete lacerata la mia scrittura.

Rosaura. Compatitemi, la collera mi ha trasportata.

Beatrice. Se credessi, che potesse esser malizioso il vostro trasporto; se immaginar mi potessi, che aveste voluto levarmi di mano la ragione di pretendere sopra il cuor di Florindo, vi farei pentire di un sì temerario attentato.

Rosaura. No, v’ingannate. Amai Florindo quanto me stessa, l’amai col più tenero amore che amar si possa, ma poichè lo conosco bugiardo, infedele, l’amor mio si è convertito in fìerissimo sdegno, e per darvi una riprova della verità, ecco la scrittura di quel perfido mentitore, ridotta in pezzi come la vostra. (straccia la sua scrittura)