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328 ATTO PRIMO

Rosaura. Come potete voi assicurarvi ch’io ami Lelio?

Florindo. Non deve essere la sua sposa?

Rosaura. Tale ancora non sono.

Florindo. Ma lo sarà.

Rosaura. E se non avessi da essere la sposa di Lelio, non mi amereste più?

Florindo. Non avrei più la ragione dell’amicizia, che mi obbligasse a volerle bene.

Rosaura. E se Lelio mi odiasse, mi odiereste anche voi?

Florindo. Odiarla?

Rosaura. Sì, questa grande amicizia che avete pel vostro Lelio, vi obbligherebbe a odiarmi?

Florindo. Odiarla non potrei.

Rosaura. Se per l’amicizia di Lelio non mi odiereste, non sarà vero che per una tal amicizia mi amiate; dunque concludo, o che voi mentite, quando dite di amarmi, o che mi amate per qualche altra ragione.

Florindo. Confesso il vero, che una donna di spirito, quale ella è, può confondere un uomo con facilità; ma se mi permette, risponderò che la legge1 dell’amicizia obbliga l’uomo a secondar l’amico nelle virtù, e non nei vizi, nel bene, e non nel male. Fino che Lelio ama2, come amico sono obbligato a secondare il suo amore; se Lelio odia, non ho da fomentare il suo odio. Se3 Lelio ama la signora Rosaura, l’amo ancora io; ma se l’odiasse, procurerei disingannarlo, fargli conoscere il merito, e far che tutto il suo sdegno si convertisse in amore.

Rosaura. Voi mi vorreste di Lelio in ogni maniera.

Florindo. Desiderando questa cosa, non faccio che secondar la sua inclinazione.

Rosaura. Le mie inclinazioni a voi non sono ben note.

Florindo. Dal primo giorno che ho avuto l’onore di riverirla, ella mi ha detto che era innamorata di Lelio.

  1. Pap.: risponderò al suo argomento. La legge ecc.
  2. Pap.; ama onestamente.
  3. Pap.: Onde se.