Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/352

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336 ATTO SECONDO


di sagrificare all’amico la sua passione1. (siede al tavolino, e scrive) Come devo io principiare? Cara? No cara, perchè se il cara fa in lei l’effetto, che ha fatto in me la parola caro, ella muore senz’altro. Animo, animo, voglio spicciarmi. (scrivendo) Signora. Pur troppo2 ho rilevato che avete della bontà per me; questa è la ragione per cui più presto partir risolvo, poichè trovando la vostra inclinazione pari alla mia, non sarebbe possibile trattare fra noi con indifferenza. L’amico Lelio mi ha accolto nella propria sua casa, mi ha posto a parte di tutti gli arcani del suo cuore; che mai direbbe di me, se io mancando al dovere dell’amico, tradissi l’ospitalità? Deh! pensate voi stessa che ciò non conviene...

SCENA IV.

Trivella e detto.

Trivella. Signor padrone... (con ansietà)

Florindo. Che cosa c’è?

Trivella. Presto, per amor del cielo; il signor Lelio è stato assalito da due nemici; ei si difende colla spada da tutti e due, ma è in pericolo; lo vada a soccorrere.

Florindo. Dove? (s’alza)

Trivella. Qui nella strada.

Florindo. Vado subito a sagrifìcar per l’amico anche il sangue, se fa di bisogno. (parte)

SCENA V.

Trivella solo.

So che il mio padrone è bravo di spada, e son sicuro che aiuterà l’amico. L’avrei fatto io, ma in questa sorta di cose non m’intrico. È meglio ch’io vada a fare i bauli. Manco male che andando via domattina, ho un poco più di tempo. E poi

  1. Paper. aggiunge: il suo cuore e la vita stessa.
  2. Pap.: Quantunque abbia io dissimulato d’intendere il linguaggio degli occhi vostri, pur troppo ecc.