Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/407

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Florindo. Ma che cosa le ho fatto?

Rosaura. Mi avete fatto tutto quel male che far mi si poteva, mi avete resa infelice, mi avete... Povero signor Florindo, lo avete fatto, ma senza colpa; son per voi misera, ma vi perdono. Partite pure, partite, che alla vostra partenza succederà la mia morte. (parte)

SCENA XIV1.

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Florindo. . . . . . . . Se la donna non praticasse, sarebbe buonissima. Se diventa cattiva, la colpa è per lo più del padre, o della madre, o del marito medesimo, i quali facilitando, serrando un occhio, e dandole delle occasioni, la fanno essere nè più, nè meno la stessa cosa che sono gli uomini, che hanno la medesima libertà. Se vi preme una donna, tenetela in soggezione. Se la volete tutta vostra, non permettete che ella tratti con chi vuole, e non le date cattivo esempio. Se volete che ella vi voglia bene, non le mandate a parlar gioventù bizzarra, perchè la paglia accanto al fuoco si accende; quando si è acceso, non si spegne sì facilmente. Gli amici son pochi, e anche i pochi si possono contaminare. La donna è delicata, l’amore accieca, l’occasione stimola, l’umanità trasporta. Amico, chi ha lingua parla, chi ha orecchio intende, chi ha giudizio l’adoperi. (parte)

SCENA XV2.

Lelio solo.

Chi ha lingua parla, chi ha orecchio intende, chi ha giudizio l’adoperi? Florindo ha parlato, io l’ho inteso, tocca a me ad operar con giudizio. Mi valerò de’ consigli di un vero amico;

  1. Vedi a p. 330.
  2. Vedi a p. 331.