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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, V.djvu/95

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PAMELA 85

Bonfil. Buon vecchio, venite voi colla vostra moglie ad abitare in città.

Andreuve. L’entrate mie non mi basterebbero per quattro giorni.

Bonfil. Avrete il vostro bisogno.

Andreuve. Con qual merito?

Bonfil. Con quello di vostra figlia.

Andreuve. Tristo quel padre, che vive sul merito della figlia.

Bonfil. Mia madre mi ha raccomandata Pamela.

Andreuve. Era una dama piena di carità.

Bonfil. Io non la deggio abbandonare.

Andreuve. Siete un cavalier generoso.

Bonfil. Dunque resterà meco.

Andreuve. Signore, potete dare a me quello che avete intenzione di dare a lei.

Bonfil. Sì, lo farò. Ma voi me la volete fare sparire dagli occhi.

Andreuve. Perchè farla sparire? Io intendo condurla meco con tutta la possibile convenienza.

Bonfil. Trattenetevi qualche giorno.

Andreuve. La mia vecchierella mi aspetta.

Bonfil. Andrete, quando ve lo dirò.

Andreuve. Son due giorni, ch’io manco; se due ne impiego al ritorno, sarà anche troppo per me.

Bonfil. Io non merito che mi trattiate sì male.

Andreuve. Signore...

Bonfil. Non replicate. Partirete quando vorrò.

Andreuve. Questi peli canuti possono da voi ottenere la grazia di potervi liberamente parlare?

Bonfil. Sì, io amo la sincerità.

Andreuve. Ah Milord! Temo sia vero quello che per la via mi fu detto, e che il mio cuore anche di lontano mi presagiva.

Bonfil. Spiegatevi.

Andreuve. Che voi siate invaghito della mia povera figlia.

Bonfil. Pamela ha negli occhi due stelle.

Andreuve. Se queste stelle minacciano tristi influssi alla di lei onestà, sono pronto a strappargliele colle mie mani.