Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/204

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la compassione? Il Marchese D’osimo, il Conte Portici, il Conte Di Brano perseguitavano il mio Avventuriere. Il Vicerè di Sicilia lo ha accolto, lo ha protetto, lo ha beneficato. Faccia di me la Sorte il peggio che possa farmi, troverò sempre in Voi il mio asilo, il mio rifugio, la mia benignissima Protettrice. Questa e per me una gloria, che supera di gran lunga qualunque mia sofferta disavventura; e tutti coloro che cercano per varie strade di screditarmi, s’arresteranno immobili al Nome grande, al pio Nome e rispettabile dell’E. V. Esso è molto ben conosciuto nella Repubblica Serenissima di Venezia, dove da lunghissimo tempo la vostra Illustre natia Famiglia de’ Bentivogli gode gli onori della Veneta Nobiltà; Famiglia antichissima nell’Italia, la quale, oltre al Dominio posseduto de’ Bolognesi, vanta una lunga serie d’Ordini insigni, di sacre Porpore, d’Uomini illustri; e nota siete egualmente per il veneratissimo nome di Sua Eccellenza il Signor Marchese Ercole Rondinelli, degnissimo vostro Sposo: il quale fra le Toghe, e gli Onori, e gli Ordini, e le Giurisdizioni, e le dignità più cospicue godute dalla nobilissima Famiglia sua in Ferrara, vanta quella di Gonfaloniere in Firenze, da dove l’antichissima origine riconosce. Ma a chi imprendo io a ragionare di ciò? A Voi, a cui indrizzo quest’umile rispettosissimo foglio? È inutile rammentare a Voi medesima le glorie vostre, ed oltre ciò se ne offenderebbe la vostra esemplare modestia. Questa però non può nascondere agli occhi del Mondo le vostre eroiche Virtù, poichè avendole Voi mirabilmente comunicate e diffuse nella nobilissima Prole vostra, in essa s’ammirano i vivi esempi della vostra bontà di cuore, e della prontezza del vostro spirito. In fatti nel nobilissimo Conservatorio detto delle Quiete, dove sotto la Protezione dell’Augustissimo Imperatore Gran Duca Di Toscana s’allevano, non lungi dalla Città di Firenze, nobili e virtuose Donzelle, le gentilissime Figlie vostre sono la delizia e l’ammirazione di chi ha l’onor di conoscerle e di trattarle; siccome lo è in Ferrara la virtuosissima Signora Contessa Avolia, una delle suddette figliuole vostre carissime. Non finirei di scrivere in più giorni, se tutte enumerare volessi quelle doti ammirabili, quelle dolcis-