Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/230

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218 ATTO PRIMO

Guglielmo. Il comporre per i teatri lo chiamano bella professione, mestier dilettevole? Se sapessero tutto, non l’intenderebbono già così. Di quanti esercizi ho fatto, questo è stato il più laborioso, il più difficile, il più tormentoso. Oh, l’è pure la dura cosa faticare, sudare, struggersi ad un tavolino, per far una teatrale composizione, e poi vederla gettar a terra, sentirla criticare, lacerare, e in premio del sudore e della fatica, aver de’ rimproveri e de’ dispiaceri?

Aurora. Ma credo poi sia un piacer grande, quando si sentono le proprie fatiche applaudite dall’universale.

Guglielmo. Prima le dirò che poche volte l’universal si contenta, e poi quand’anche siasi più volte di uno scrittor compiaciuto, una cosa sola che sia o che sembri esser cattiva, fa perdere il merito a tutte le cose che furono applaudite. E se la lode si dà a mezza voce, il biasimo si precipita sonoramente e con baldanza.

Livia. È meglio che facciate l’avvocato. Io vi procurerò degli amici, e questi cavalieri vi assisteranno.

Aurora. E poi mio marito non vi lascierà mancar cause.

Marchese. La nostra città è ben provveduta; non c’è bisogno che un forestiere venga ad accrescere il numero degli avvocati. (Costui si va acquistando il cuore di donna Livia). (da sè)

Livia. Signor Marchese, se voi non volete prestargli la vostra protezione, non importa; tant’e tanto il signor Guglielmo avrà da vivere nella nostra città.

Marchese. Sì, avrà da vivere. Basta che una vedova ricca lo voglia mantenere.

Livia. Una vedova ricca può disporre del suo, senza essere soggetta alle censure di chi non deve imbarazzarsi ne’ fatti suoi.

Marchese. Per non imbarazzarmi ne’ fatti vostri, vi leverò il disturbo. Spero che il signor avvocato avrà cervello, e prima di prendere alcun impegno, s’informerà chi è il marchese d’Osimo. (parte)