Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/365

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derlo; ed il cambiar paese giova infinitamente per chi ha il cuor tenero. Io non so come il di lei cuore sia fatto, ma dal dolce esteriore della persona, può arguirsi egual dolcezza nell’animo. In tal caso affatto inutile non le sarebbe tenere dinanzi agli occhi un ritratto di una beltà volubile... Ma dove mi vado io perdendo, quasi che non sappia a guai alti pensieri, a quali seriose cure abbia Ella la mente sua rivolta? Passato dalla Residenza di Torino a quella importantissima di Milano, colà non pensa che a segnalarsi colla prudenza sua, col suo zelo e colla utilissima sua virtù, qualità che la rendono vieppiù benemerito all’Augusta Patria, e ammirabile e grato alla Città magnifica in cui risiede. Del mio caro Milano non mi sazierei di parlare, ma tante altre volte ne’ fogli miei l’ho fatto, che ora con pena deggio astenermene. Dirò soltanto essermi colà nell’anno scorso vieppiù consolato, sentendo al di lei merito far giustizia, encomiando le belle qualità che l’adornano, lagnandosi anche più d’uno che per parecchi giorni l’avesse di là levato la Repubblica di Venezia, per ispedirlo per gravissimi affari a quella di Genova, in fatti fu opportuna la scelta che in tal incontro di Lei fu fatta; poichè nè più sollecitamente, nè con maggiore decoro e piacer comune potea condursi a fine l’estraordinaria sua commissione. Venezia, conoscitrice vera del merito, e gratissima sempre verso de’ valorosi suoi Cittadini, non lascerà ozioso mai un sì sperimentato ministro, fin tanto che invitandolo al riposo ed al premio, coronerà le fatiche sue coll’illustre fregio che di un tal ordine nobilissimo suol essere il combattuto retaggio1.

Ella fra gli altri infiniti meriti che l’adornano, ha quello ancora della nobiltà dell’origine; ed io, oltre agli altri titoli di servitù e di ammirazione e di amore che a Lei mi legano, vanto quello di aver con lei la Patria originaria comune. Diramata da Modena la di lei casa, vive colà il Nobilissimo Signor Conte Giovanni

  1. Allude Goldoni alla carica di Gran Cancelliere della Repubblica, alla quale invero fu il Colombo inalzato, dopo la morte di Orazio Bartolini, nel 1765; e fece il pubblico ingresso ai 4 di giugno ’66 (il suo ritratto fu dipinto ad olio dall’ab. Alessandro Longhi: v. Annali della città di Venezia ecc. di Gir. Zanetti, 1766, pp. 76-78).