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88 ATTO TERZO


sto paese non credeva che al mondo vi fosse, e se vi vado, avrò sempre paura che si distrugga. (parie)

Eularia. Ebbene, com’è andata? (ad Anselmo)

Anselmo. Colombina e Fabrizio sono in calesse. Il paggio è all’osteria, che aspetta di montar a cavallo.

Eularia. Avvertite di non lasciar mai solo don Roberto, accompagnatelo sempre, e procurate che non sappia nulla nè del fatto dei cavalieri, nè della servitù licenziata. Mi fido di voi.

Anselmo. Non dubitate, signora, sarete contenta. (parte)

Eularia. Sempre più mi lusingo che il mio disegno abbia a riuscire perfettamente. Tutte quelle opere che tendono al bene, sono protette, sono secondate dal cielo. (parte)

SCENA IX.

Camera in casa di donna Rodegonda.

Donna Rodegonda e donna Emilia.

Rodegonda. A che ora credete voi partire1?

Emilia. Non lo so. Dipendo da mio marito. Egli è a far qualche visita, e mi ha detto che mi lasci trovar preparata per montare nel carrozzino.

Rodegonda. Quanto volentieri verrei ad accompagnarvi fino al vostro castello.

Emilia. Mi fareste il maggior piacere del mondo. Mio marito non è uomo di complimento; ma gode infinitamente quando ha ospiti in casa sua. Via, donna Rodegonda, fatemi questa finezza.

Rodegonda. Non è possibile ch’io possa risolvere da un momento all’altro. Bisogna ch’io dipenda da mio marito, ed egli, ch’è sempre pieno d’imbarazzi, di cause, di criminali, ora non è in grado di compiacermi.

Emilia. Appunto: ho sentito a dire qui in casa, che que’ due cavalieri, che ieri son stati da voi, sieno stati2 questa notte arrestati.

  1. Pap.: di partire?
  2. Pap.: che ieri sono stati prima da voi con donna Eularia, indi la sera in casa sua alla conversazione, sieno stati ecc.