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90 ATTO TERZO

Pancrazio. Subito. (vuol sottoscrìverla)

Rainmere. Leggetela. Non si negozia così.

Pancrazio. Di voi mi fido.

Rainmere. Tutti gli uomini possono far errore.

Pancrazio. Va benissimo, e la sottoscrivo, (sottoscrie) Prendete, che siate mille volte benedetto.

Rainmere. Voi mi dovete settecento ducati.

Pancrazio. È vero.

Rainmere. È vostro figliuolo mi deve cento zecchini.

Pancrazio. Verissimo.

Rainmere. Per queste due partite mi dovete considerare un creditor come gli altri.

Pancrazio. E vi pagherò prima di tutti.

Rainmere. Io poi so il mio dovere per l’incomodo di quattro mesi.

Pancrazio. Mi maraviglio. Vi ho da dare una buona nuova.

Rainmere. Consolatemi.

Pancrazio. Mio figlio è pentito d’ogni cosa. Piange, sospira, mi dimanda perdono.

Rainmere. Gli credete?

Pancrazio. Si voleva fino ammazzare.

Rainmere. Voglia il cielo che il suo pentimento non sia una disperazione.

Pancrazio. Caro monsieur Rainmere, sono a pregarvi di un’altra grazia. Ora lo manderò da voi a chiedere scusa del suo mal procedere, a fare un atto del suo dovere. Accettatelo, ascoltatelo e perdonategli per amor mio.

Rainmere. Se sarà pentito davvero, l’amerò come amo suo padre.

Pancrazio. Ora lo sentirete. Se vi contentate, prendo questi denari, e vado a pagare i creditori che mi tormentano.

Rainmere. Voi siete il padrone.

Pancrazio. E vi porterò il vostro avere.

Rainmere. Non ne dubito.

Pancrazio. Io non posso portare un tal peso. Ehi, chi è di là?