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I MERCATANTI 93

Giacinto. (Veramente uomo di buon cuore! Un uomo da bene!) (da sè)

Madamigella. Signor Giacinto, mi rallegro con voi.

Giacinto. Eppure, con tutto questo, non sono ancor contento.

Madamigella. Che vi manca per contentarvi?

Giacinto. Il meglio.

Madamigella. Che vuol dire?

Beatrice. Non lo capite? Gli manca una sposa.

Madamigella. Che se la trovi.

Giacinto. Per me l’avrei ritrovata; ma ella non vuole il mio cuore.

Madamigella. Ci avete bene pensato?

Giacinto. Più che ci penso, più la desidero.

Madamigella. Che dite, signor zio?

Rainmere. Questo giovine è stato cattivo. Ora si dice che sia diventato buono. Avete voi coraggio di fidarvi di lui?

Madamigella. Sì, mi fiderò, ma con una indispensabile condizione.

Giacinto. Qual è, signora, questa condizione?

Madamigella. Che venghiate a Livorno, e poscia in Olanda con noi, acciocchè abbandonando le pratiche, le amicizie e le occasioni1 che vi circondano, possiate ancora cambiar il cuore.

Giacinto. Per me vengo ancora nell’Indie. Con una compagnia di questa sorta? Con uno zio di sì buon cuore? Mi dispiacerà lasciar mio padre, ma quando si tratta della mia fortuna, anche mio padre sarà contento, e sono disposto a partire in questo momento, se occorre.

Madamigella. Che dite, signore zio?

Rainmere. Il pensier vostro non mi dispiace. Venga con noi; se non riuscirà bene, lo rimanderò in Italia.

Madamigella. E se sarà mio sposo?

Rainmere. Vi caccerò in Italia con lui.

Giacinto. Non vi sarà questo pericolo. Son qui, vengo via con voi, col signor zio, colla mia cara sposa. (parte)

  1. Pap. aggiunge: funeste.