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Corallina. Se tu non fossi così chiacchierone, non ti lascierei per un altro.

Arlecchino. Con qualcun bisogna che parla.1

Corallina. Parla con me.

Arlecchino. Tornemo sul proposito2 della dota.

Corallina. Tu non pensi ad altro che alla dote, e di me non fai conto. Chi non fa stima di me, non merita la mia dote. Quattro o cinquecento ducati non sono molto, è vero, ma ho qualche cosa che val di più. Sono economa, son faccendiera, so far di tutto, e mi contento di poco. Pensaci, e se ciò non ti basta, e se una donna della mia sorte non ti soddisfa, Arlecchino, tu non sei di buon gusto. (via)

Arlecchino. Veramente la gh’ha del bon; ma sto bon el gh’ha el so dretto e el so roverso. Eh! bisognerà che la toga; se vôi trovar una muier che gh’abbia tutto dolce, senza niente de amaro, no me marido più per tutto el tempo de vita mia.3 (via)

SCENA X.

Camera in casa di Pantalone.

Madamigella Giannina e Beatrice.

Madamigella. Così è, amica, voglio provarmi.

Beatrice. Fareste un’opera portentosa.

Madamigella. Credo che nel signor Pantaloncino vi sia un fondo buono, e che tutto il male provenga dai pregiudizi, che sono nel di lui spirito insinuati. Questi si ponno facilmente distruggere, quando l’uomo riducasi ad ascoltare un linguaggio nuovo, che abbia forza di riscuotere la ragione e di convincere la volontà.

Beatrice. Mio fratello avrebbe a voi una obligazione ben grande, se arrivaste col vostro sapere a coneggerlo, ad illuminarlo; e

  1. Pap.: Con qualcheduno convien ch’io parli.
  2. Pap.: Torniamo al proposito ecc.
  3. Questa è sc. XIII nell’ed. Paperini: «Pasquino solo. Veramente ha del buono; ma questo buono ha il suo dritto ed il suo rovescio. Ah! Converrà ch’io la prenda. Se voglio trovar una moglie che abbia tutto dolce, senza niente di amaro, non mi accaso più per tutto il tempo di vita mia. parte».