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LA LOCANDIERA 269

Dejanira. Intendo benissimo. La fo vedere solamente ad Ortensia.

Marchese. Alla Baronessa?

Dejanira. Sì, sì, alla Baronessa. (ridendo parte)

SCENA XI.

Il Marchese, poi il Servitore del Cavaliere.

Marchese. Credo che se ne rida, perchè mi ha levato con quel bel garbo la boccettina. Tant’era se fosse stata d’oro. Manco male, che con poco l’aggiusterò. Se Mirandolina vorrà la sua boccetta, gliela pagherò, quando ne avrò.

Servitore. (Cerca sul tavolino) Dove diamine sarà questa boccetta?

Marchese. Che cosa cercate, galantuomo?

Servitore. Cerco una boccettina di spirito di melissa. La signora Mirandolina la vorrebbe. Dice che l’ha lasciata qui, ma non la ritrovo.

Marchese. Era una boccettina di princisbech?

Servitore. No signore, era d’oro.

Marchese. D’oro?

Servitore. Certo che era d’oro. L’ho veduta comprar io per dodici zecchini. (cerca)

Marchese. (Oh povero me!) (da sè) Ma come lasciar così una boccetta d’oro?

Servitore. Se l’è scordata, ma io non la trovo.

Marchese. Mi pare ancora impossibile che fosse d’oro.

Servitore. Era oro, gli dico. L’ha forse veduta V. E.?

Marchese. Io?... Non ho veduto niente.

Servitore. Basta. Le dirò che non la trovo. Suo danno. Doveva mettersela in tasca. (parte)

SCENA XII.

Il Marchese, poi il Conte.

Marchese. Oh povero marchese di Forlipopoli! Ho donata una boccetta d’oro, che val dodici zecchini, e l’ho donata per princisbech. Come ho da regolarmi in un caso di tanta im-