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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/286

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274 ATTO TERZO

Fabrizio. Avete chiamato?

Mirandolina. Venite qui; voglio farvi una confidenza.

Fabrizio. Son qui.

Mirandolina. Sappiate che il cavaliere di Ripafratta si è scoperto innamorato di me.

Fabrizio. Eh, me ne son accorto.

Mirandolina. Sì? Ve ne siete accorto? Io in verità non me ne sono mai avveduta.

Fabrizio. Povera semplice! Non ve ne siete accorta! Non avete veduto, quando stiravate col ferro, le smorfie che vi faceva? La gelosia che aveva di me?

Mirandolina. Io che opero senza malizia, prendo le cose con indifferenza. Basta; ora mi ha dette certe parole, che in verità, Fabrizio, mi hanno fatto arrossire.

Fabrizio. Vedete: questo vuol dire perchè siete una giovane sola, senza padre, senza madre, senza nessuno. Se foste maritata, non anderebbe così.

Mirandolina. Orsù, capisco che dite bene; ho pensato di maritarmi.

Fabrizio. Ricordatevi di vostro padre.

Mirandolina. Sì, me ne ricordo.

SCENA XV.

Il Cavaliere di dentro e detti.

Il Cavaliere batte alla porta dove era prima.

Mirandolina. Picchiano. (a Fabrizio)

Fabrizio. Chi è che picchia? (forte verso la porta)

Cavaliere. Apritemi. (di dentro)

Mirandolina. Il Cavaliere. (a Fabrizio)

Fabrizio. Che cosa vuole? (s’accosta per aprirgli)

Mirandolina. Aspettate ch’io parta.

Fabrizio. Di che avete timore?

Mirandolina. Caro Fabrizio, non so, ho paura della mia onestà. (parte)