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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/344

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330 ATTO SECONDO

Lelio. Se lo dite un’altra volta, ve ne fo pentire da galantuomo.

Eleonora. Voi non vorreste ch’io lo sapessi.

Lelio. E voi...

Eleonora. Ed io... lo saprò.

Lelio.1 (Vuol darle uno schiaffo, ella si ritira.)

Eleonora. Sì, a vostro dispetto lo saprò. (allontanandosi)

Lelio. E che sì, che vi rompo le braccia.

Eleonora. Ma lo saprò. (come sopra)

Lelio. Giuro al cielo... (le corre dietro2)

Eleonora. Lo saprò, lo saprò, lo saprò, (si chiude in una camera)

Lelio.3 È meglio che me ne vada, sento che la bile m’affoga. (vuol partire)

Eleonora. (Apre la porta e mette fuori la testa) Sì, maledetto, lo saprò.

Lelio. (Prende una sedia per dargliela nella testa.)

Eleonora. Lo saprò. (chiude)

Lelio. Bestia! Mi sento che non posso più. No, no, non lo saprai. No. (alla porta) No, diavolo, non lo saprai. No, bestia, non lo saprai, no.

Eleonora. (Da un altra porta) Sì, sì, lo saprò, (e chiudendo parte)

Lelio. Non posso più4. (parte)

SCENA III.

Camera in casa di Ottavio.

Beatrice e Corallina.

Corallina. Presto, signora padrona, che se non parlo, mi viene tanto di gozzo.

Beatrice. Via, parla.

Corallina. Ho trovato la maniera di saper tutto.

Beatrice. Di che?

  1. Pap. aggiunge: Ed io menerò.
  2. Pap. aggiunge: col bastone.
  3. Pap. aggiunge: «Tira il bastone e colpisce la porta. Se non l’accoppo, e un prodigio. È meglio che ecc.».
  4. Pap.: Presto, acqua, non posso più.