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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/348

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334 ATTO SECONDO

Ottavio. Ah? che dite? Ho io una moglie che mi vuol bene? Queste sono tutte parole amorose. Quanto paghereste che la vostra sposa vi facesse una di queste finezze? (a Florindo)

Florindo. Io non amerei ch’ella mi strapazzasse.

Ottavio. Io1 penso diversamente. Piuttosto che veder le donne ingrugnate, ho piacer, poverine, che si sfoghino.

Beatrice. È una cosa, con questa sua flemma, da venir etiche.

SCENA V.

Corallina che porta il caffè, e detti; poi un Servitore.

Corallina. Ecco il caffè.

Ottavio. Via, beviamolo in pace, se si può.

Corallina. (Avete fatto niente?) (piano a Beatrice)

Beatrice. (No, non mi basta l’animo di fargli cavar il vestito). (piano a Corallina)

Ottavio. Sediamo. Il caffè si beve sedendo. Chi è di là?

Servitore. Comandi.

Ottavio. Dammi da sedere.

Corallina. (Col caffè si accosta ad Ottavio, dopo averlo dato ad altri.)

Servitore. (Porta le sedie, e nel metterne una presso ad Ottavio, Corallina finge le abbia dato nel braccio, e versa il caffè sul vestito di Ottavio.)

Corallina. Uh! meschina me! Perdoni. Mi ha urtato il braccio; non l’ho fatto a posta.

Ottavio. Pazienza! Non è niente.

Corallina. Subito. Vi vuole dell’acqua fresca.

Ottavio. Sì, fate voi.

Corallina. Presto, presto, dia qui. (gli leva il vestito) (Il colpo è fatto). (parte col vestito)

Ottavio. Datemi qualche cosa, che non mi raffreddi.

Beatrice. Portategli il vestito. (al servitore, il quale va per esso)

Ottavio. Via, sì, sarete contenta.

Beatrice. (Ha fatto Corallina quello che non ho saputo far io). (da sè)

  1. Pap.: Io poi.