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IL CONTRATTEMPO | 393 |
Beatrice. Non vorrei che egli si mettesse all’impegno, e poi restasse con vergogna.
Brighella. Eh via! No la ghe fazza sto torto. L’è un omo che sa de tutto, e po, quel che nol sa, l’è capace de impararlo in t’un batter d’occhio.
Beatrice. Come ha fatto a introdursi dal signor Pantalone?
Brighella. Mi l’ho introdotto. Ho savesto che el primo zovene del sior Pantalon s’aveva licenzià. Ho domandà a sior Ottavio se el giera negozio per lu, el m’ha dito de sì. L’ho menà a drittura dal mercante, i s’ha parlà, e come che ghe diseva, presto, presto i s’ha convegnù.
Beatrice. Io resto attonita. Quanto gli darà di salario?
Brighella. Per el primo anno tresento scudi all’anno, e po a misura del so merito i cresserà.
SCENA IV.
Corallina ed i suddetti.
Corallina. Signora padrona, voglio andarmene in questo momento.
Beatrice. Sei pazza?
Corallina. Il signor Ottavio m’ha detto...
Beatrice. Dov’è il signor Ottavio?
Corallina. È qui; è venuto ora, e m’ha detto...
Beatrice. Digli che venga qui subito.
Corallina. Senta che cosa m’ha detto.
Beatrice. Che tu sia bastonata; Brighella, andate voi, fatelo venire.
Brighella. La servo subito.
Corallina. Il diavolo ti porti. (dietro a Brighella)
Brighella. Disela a mi, patrona? (a Corallina)
Corallina. Sì, a voi, che avete condotto in casa quella bella gioja.
Brighella. Come sarave a dir?
Beatrice. Andate, andate; non le badate, è pazza.
Brighella. Gh’avì rason.... basta... (parte)