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452 | ATTO TERZO |
Corallina. Anzi vi è andata.
Ottavio. Quando?
Corallina. Ora in questo momento.
Ottavio. (Diavolo! A far che?) (da sè)
Corallina. (Oh, come è restato brutto!) (da sè) Avete paura che si scoprano le vostre bugie, eh!
Ottavio. Sei un’impertinente. Io non son capace di dir bugie.
Corallina. Basta, la padrona non vi crede.
Ottavio. (Non vorrei ch’ella dicesse averle io confidato la fuga della signora Rosaura; ma non averà sì poca prudenza), (da sè)
Corallina. Certamente vi è qualche imbroglio.
Ottavio. Presto, presto. Anderò prima di lei. (vuol partire)
Corallina. Se ne va, signore?
Ottavio. Padrona sì.
Corallina. A rotta di collo.
Ottavio. Giuro al cielo, ti romperò la testa.
Corallina. Se ardirete toccarmi, povero voi.
Ottavio. Lingua maladetta.
Corallina. Scroccone, insolente. (fugge via)
Ottavio. Eh, corpo di bacco. (le corre dietro col bastone, glielo tira, e rompe lo specchio di dentro)
SCENA XIII.
Ottavio solo.
Oh diamine! Ho rotto lo specchio grande. Che dirà la signora Beatrice? Maladetta colei, per sua cagione... Se potessi impedire che la signora Beatrice almeno non risapesse il modo... ma intanto, se la signora Beatrice parla col signor Pantalone? Presto, ho perso del tempo soverchiamente. Chi sa se arriverò più a tempo! Oh quant’imbrogli, quante disgrazie: piucchè procuro di usar prudenza, sempre mi torna peggio. (parte)