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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/468

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454 ATTO TERZO

SCENA XV.

Lo Spenditore e detti.

Spenditore. Signore, è qui il signor Lelio che vorrebbe riverirla.

Pantalone. Padron, che el resta servido.

Rosaura. Chi! Il mio sposo dov’è?

Spenditore. È andato fuori di casa. (parte)

SCENA XVI.

Pantalone e Rosaura.

Rosaura. Voglio andar ancor io.

Pantalone. Estu matta?

Rosaura. Ma io...

Pantalone. Aspèttelo, che el vegnirà.

Rosaura. Anderò intanto....

Pantalone. A cossa far?

Rosaura. A salutare la mia bambola.

Pantalone. (Vardè che sesto de muggier!) Siora no. Stè qua. (Se la lasso andar via, la fa qualche strambezzo. No vedo l’ora che Florindo la sposa, e che el me leva sto spin dai occhi). (da sè)

SCENA XVII.

Lelio e detti.

Lelio. Signore, scusate se vengo ad incomodarvi.

Pantalone. Patron, me maraveggio. In cossa la possio servir?

Rosaura. (Signor padre). (piano)

Pantalone. (Cosse gh’è?)

Rosaura. (Se il signor Florindo non torna, prenderò questo). (piano)

Pantalone. (Se pol sentir de pezo? Aspèttelo, che el tornerà), (da sè) E cussì la diga, sior.

Lelio. Avete saputo l’insulto fattomi dal signor Ottavio?