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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/51

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I MERCATANTI 41

Rainmere. Oh, signor1 Pancrazio!

Pancrazio. Vi degnereste di casa mia?

Rainmere. Mi fate2 onore.

Pancrazio. Mio figlio vi piacerebbe?

Rainmere. Questo ha da piacere a mia nipote.

Pancrazio. E se piacesse a lei, voi sareste contento?

Rainmere. Perdonate.... non sarei contento.

Pancrazio. No? Per qual cagione?

Rainmere. Perdonate.

Pancrazio. Dunque non istimate la mia casa?

Rainmere. Mi maraviglio. La darei a voi.

Pancrazio. E a mio figlio no?

Rainmere. No.

Pancrazio. Ma perchè a me sì, e a lui no?

Rainmere. Perdonate.

Pancrazio. Ditemi almeno il perchè.

Rainmere. Voi siete onest’uomo.

Pancrazio. E mio figlio?...

Rainmere. Perdonate, non è puntuale.

Pancrazio. Come lo potete dire?

Rainmere. Ho prestato a lui cento zecchini, e non me li ha restituiti.

Pancrazio. (Ah disgraziato!) (da sè) Se egli non ve li ha restituiti, ve li restituirò io. Vi fidate di me?

Rainmere. Sì3.

Pancrazio. E se vi risolvete di concedere vostra nipote a mio figlio, la dote la riceverei io, e ne sarei il debitore.

Rainmere. Certamente.

Pancrazio. Dunque volete che facciamo questo matrimonio?

Rainmere. Perdonate.

Pancrazio. Ho capito. Non avete di me quella fede che dite d’avere. Non mi credete quell’uomo onesto che sono. Voi mi adulate.

Rainmere. Signore, voi non mi conoscete.

  1. Pap.: monsieur.
  2. Pap.: Monsieur, mi fate ecc.
  3. Pap.: Sì, monsieur Pancrazio.