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I MERCATANTI 43

Rainmere. Provatemi.

Pancrazio. Se vi metterò alla prova, troverete de’ pretesti per disimpegnarvi.

Rainmere. Voi mi offendete. Non conoscete la mia sincerità.

Pancrazio. Per istabilire un negozio mi preme di trovare diecimila ducati. Avreste difficoltà di farmi l’imprestito?1

Rainmere. Quando li vorreste?

Pancrazio. Questa mattina a mezzogiorno.

Rainmere. Disponetene.

Pancrazio. Mi darete diecimila ducati in prestito, e negherete di dare vostra nipote per moglie al mio figlio?

Rainmere. Voi siete onesto, voi siete puntuale, voi siete onorato.

Pancrazio. E mio figlio?...

Rainmere. Perdonatemi.

Pancrazio. (Ah, pur troppo ha ragione, pur troppo dice la verità), (da sè)

Rainmere. I diecimila ducati ve li scriverò in Banco giro.

Pancrazio. Sentite: non vorrei che lo faceste per puntiglio; e poi...

Rainmere. Voi non mi conoscete.

Pancrazio. Più tosto...

Rainmere. Non altro. Ve li scriverò in Banco. (s’alza)

Pancrazio. Vi pagherò il sei per cento; siete contento? (si alza)

Rainmere. Non parlo.

Pancrazio. Monsieur Rsùnmere, voi siete un galantuomo, voi siete un vero amico.

Rainmere. Per farmi credere buon amico, non sapeva che vi bisognasse una prova di diecimila ducati.

Pancrazio. Come? Siete forse pentito?

Rainmere. Ve li2 scriverò in Banco. (parte)

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Rain. Niente affatto. Siete padrone. Pancr. Vi prendo in parola. Rain. Quando li vorreste? ecc.».
  2. Pap.: Monsieur, ve gli ecc.