Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/536

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520 ATTO SECONDO

Ottavio. Non è vero...

Corallina. E voi ascoltando le vostre signore...

Ottavio. Sia maledetto! Tu non mi lasci parlare. Mi darò al diavolo.

Corallina. Via, via, meno furia.

Ottavio. Mi caccerò questa spada nella gola.

Corallina. Eh via, dico.

Ottavio. Mi getterò da una finestra.

Corallina. Via, signor Ottavio, acquietatevi.

Ottavio. Son fuor di me.

Corallina. Mi volete bene?

Ottavio. Sì... (singhiozzando)

Corallina. Sono ancora la vostra Corallina?

Ottavio. Sì... (singhiozzando)

Corallina. E voi siete l’anima mia.

Ottavio. (Dà in un dirotto pianto.)

Corallina. (È mio, è mio). (da sè)

Ottavio. Ma perchè non dirmi prima di quella carta che vi aveva fatta colui?

Corallina. Se non vi era bisogno, non lo dicevo.

Ottavio. E perchè dirlo allora?

Corallina. Per carità, per l’amore che ho per vostra figliuola, per non vederla rovinata con quel briccone.

Ottavio. Via, siate benedetta.

Corallina. Per far del bene s’hanno dei disgusti. Che bella figura farò io adesso col signor Lelio, dopo avergli data la parola che la signora Rosaura sarà sua.

Ottavio. E bene, sarà sua.

Corallina. Io non me ne impiccio più sicuramente.

Ottavio. Gli parlerò io.

Corallina. Se foste buono a parlargli senza andar in collera?

Ottavio. Mi proverò.

Corallina. Se mi volete bene, promettetemi di parlargli.

Ottavio. Sì, ve lo prometto.

Corallina. Giuratelo.