Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/544

Da Wikisource.
528 ATTO TERZO


liberarmene affatto, e nello stesso tempo render voi più contenta. In verità, credetemi, vi voglio bene. Vi confido tutti i fatti miei.

Rosaura. Oh mia Corallina! voi mi consolate.

Corallina. E poi direte ch’io sono... ch’io non sono... Voi non mi conoscete, signora Rosaura, ma mi conoscerete.

Rosaura. Compatitemi se vi avessi offesa. Per amor del cielo, abbiate carità di me. Vedete, io non sono una giovane che sappia molto di mondo; l’ingannarmi sarebbe facile.

Corallina. Ingannarvi! Il cielo me ne liberi. Se farete a mio modo, vi chiamerete contenta.

Rosaura. Che cosa direste voi, ch’io dovessi fare?

Corallina. Vi vuole una risoluzione da donna.

Rosaura. Son qui. Corallina, sono nelle vostre mani.

Corallina. A momenti verrà qui il signor Florindo.

Rosaura. E poi?

Corallina. E poi, se volete, vi sposerà.

Rosaura. In qual maniera?

Corallina. Lasciate la cura a me di condur la faccenda. Quando sarete sua moglie, anche il signor Ottavio si acquieterà.

Rosaura. Io non so come questo si possa fare.

Corallina. Lasciate pensare a me, vi dico. In questa sera condurrò il signor Florindo nella vostra camera. Volete altro?

Rosaura. Ma poi... Corallina, io tremo.

Corallina. Non abbiate paura: ci sarò io, e tanto basta. Il vostro signor padre mi chiama; presto, nascondetevi.

Rosaura. Anderò nella mia camera...

Corallina. No, non vi fate vedere. Nascondetevi in quella stanza.

Rosaura. E poi...

Corallina. Presto, animo, prendete un lume. Andate là. Lasciatevi condur da me.

Rosaura. Oimè! mi fido di voi.

Corallina. Eccolo qui, presto.

Rosaura. Povera me! tremo tutta. (entra in una camera, e Corallina la chiude)