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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/93

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I MERCATANTI 83


mia povera casa, per la riputazione del mio povero nome. Caro monsieur Rainmere, mio figlio, quel disgraziato di mio figlio vi ha disgustato, vi ha offeso, e se potessi scancellar col mio sangue le vostre offese, tutto ve lo darei per muovervi a compassione. Un figlio traditore, dopo avermi consumato tanto, e avermi, si può dire, precipitato, mi priverà ancora di quell’unico amico, che mi restava per conforto delle mie estreme necessità? L’avrei ucciso colle mie mani, se dopo i flagelli di questa vita, non mi spaventassero quelli dell’altra. Separate, vi prego, il padre dal figlio.1 Lasciate a me castigar quell’ingrato, e voi movetevi a pietà di un povero padre, che in voi unicamente confida2.

Rainmere. Datemi la vostra mano. (s’alza)

Pancrazio. Eccola. (si prendono per la mano)

Rainmere. Giuratemi sul vostro onore di non celarmi la verità.

Pancrazio. Ve lo giuro sull’onor mio...

Rainmere. Andiamo. Io vi voglio aiutare. (parte)

SCENA V.

Pancrazio solo

Che sia3 benedetto! Uomo veramente d’onore. Buon amico, vero amico. Cauto sì, ma sincero. Vero mercante, specchio de’ galantuomini. Buoni per se stessi, buoni pe’ loro amici, che uniscono perfettamente all’onesto interesse la giustizia, la moderazione e la carità. (parte)

SCENA VI.

Camera

Giacinto e Faccenda.

Giacinto. (Con uno stile alla mano, che vuol ferirsi.)

Faccenda. Si fermi, signore... Non faccia... Per amor del cielo, non dia in queste disperazioni.

  1. Pap. aggiunge: Odiate chi merita, amate chi vi ama.
  2. Pap.: di un povero vecchio, che colle lagrime agli occhi vi prega di aiuto, di soccorso, di carità.
  3. Pap.: siate.