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I MERCATANTI 85

Giacinto. Son qui. Non posso star in piedi.1

Madamigella. Posso sapere la causa della vostra disperazione?

Giacinto. Mio padre m’ha detto cose che m’hanno atterrito. Non credeva che la casa fosse in tale stato. Non credeva che i miei disordini fossero giunti a questo segno. Ho veduto le nostre piaghe, ho veduto un povero vecchio, che m’ha dato l’essere, per cagione mia in precipizio, in rovina, in disperazione; ed io ho da mirare con questi occhi il mio povero genitore fallito, spogliato, in prigione per cagion mia? Non ho cuor di soffrirlo, son disperato. (s’alza furioso)

Madamigella. Fermatevi. Aspettate ch’io parta, e fate poi tutto quel che volete.

Giacinto. Via, partite.

Madamigella. Voglio prima parlare.

Giacinto. Parlate.

Madamigella. Sedete.

Giacinto. Tutto quel che volete. (siede)

Madamigella. Ascoltatemi.

Giacinto. Son qui.

Madamigella. Appressatevi.

Giacinto. Le parole si sentono anche in distanza. L’avete detto voi stessa.

Madamigella. Volesse il cielo, che s’imprimessero nel vostro cuore tutte le mie parole.

Giacinto. Avete finito?

Madamigella. Non ho ancor principiato.

Giacinto. Mi vien freddo.

Madamigella. Ma caro signor Giacinto... (s’accosta a lui)

Giacinto. (Ora mi vien caldo). (da sè)

Madamigella. Questa vostra disperazione è affatto irragionevole. Se ella dipende dai dispiaceri che conoscete aver dati al vostro povero padre, volete aggiungere alle sue disgrazie la più dolorosa di tutte, col sagrifizio di voi medesimo? Se amate il

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Mad. Sederò ancor io. Giac. Vo tutto in sudore, si asciuga col fazzoletto. Mad. Via, piangete? Giac. Non piango; sudo. Mad. Non posso sapere ecc.».