Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/225

Da Wikisource.

215

Sì ben. Se la vol Lelio, dargliela; se el xe matto, pazenzia. Se ghe volesse trovar un mario savio, ho paura che no la se marideria cussì presto. (via)

SCENA IX.

Camera di Rosaura

Rosaura e Beatrice.

Rosaura. Dunque il signor Florindo è venuto per me?

Beatrice. Sì, come vi dissi, Florindo mio nipote mi ha pregato di prevenir il suo arrivo, per poter aver accesso alla vostra casa.

Rosaura. Mio padre non permetterà ch’io gli parli.

Beatrice. Pazienza, almeno vi vederà, e in tanto, per farvi vedere che si ricorda di voi, ecco qui, vi ha portato da Venezia questo anelletto, e mi ha pregato di presentarvelo.

Rosaura. Ringrazio il mio caro Florindo, che si ricorda di me, e ringrazio voi per la vostra bontà.

Beatrice. Posso far meno per mio nipote? Egli vi brama in moglie, e spera di conseguirvi.

Rosaura. Perchè non mi domanda al mio genitore.

Beatrice. È venuto in villa per questo, e oggi certamente si scuoprirà al signor Pantalone.

Rosaura. Voglia il cielo che mio padre dica di sì.

Beatrice. Oh, non vi è ragione perchè egli abbia a dire di no. Da marito siete, la dote l’avete, il partito è buono, cosa vuole aspettare?

Rosaura. Ecco mio padre, voglio nascondere l’anello.

SCENA X.

Pantalone e dette.

Beatrice. Serva, signor Pantalone.

Pantalone. La reverisso devotamente.

Beatrice. Avete veduto mio nipote?